lunes, marzo 26, 2007

50 anni di UE


Nuestro amigo Paolo di Lautreamont, acierta de pleno en su análisis sobre Europa, coincidiendo con la conmemoración del 50 Aniversario de la Unión Europea, por ello no podemos sustrarernos a reproducir este artículo publicado recientemente en su blog Le Guerre Civili.


Un artículo de Paolo di Lautreamont

Fervono i festeggiamenti per la maturità dell'Unione Europea, ma io resto antieuropeista. Preciso meglio: sono contro questa Europa.

L'Europa ha funzionato benissimo fin quando non si è data obiettivi politici. Quando c'era la CEE (e prima il MEC), le cose andavano bene, non c'era la soffocante burocrazia che ha trasformato paesi come l'Italia in feudi, non c'era la corsa ai fondi europei, soprattutto non c'era la volontà di riproporre un'Europa modellata sull'Unione delle Repubbliche socialiste [sovietiche, ndr]. Col crollo del Muro e col tentativo di salvare i partiti socialcomunisti occidentali, rifondandoli sul gorbacevismo, l'Europa è morta. Non a caso il risultato principale cui si appigliano tutti i prodi Ciampi è quello della pace che ha bagnato le sponde europee dopo secoli di guerre. Questo risultato, tuttavia, è dovuto alla marginalizzazione del continente, che a est è stato ridotto a colonia dal regime dittatoriale comunista, fino a 18 anni fa. Inoltre questo risultato è stato raggiunto da MEC e CEE. La UE, nata con l'obiettivo di presentarsi in alternativa a Russia e Usa, è inevitabilmente scivolata verso il male storico del continente, il nazionalismo, solo che lo ha fatto in maniera occulta e politicamente corretta, non seguendo più hitler e Breznev, ma lo spirito riformista ipocrita di Gorbacev. Quando nasce il progetto politico della UE viene a galla anche la prima guerra europea dopo il 1945, in Yugoslavia. La nuova balcanizzazione non si sarebbe sviluppata in modo così conflittuale se non ci fosse stato un ruolo ambiguo e interessato da parte delle piccole potenze di Bruxelles (in primis la Germania). Al solito dovette intervenire Washington per risolvere i problemi.
Anche la guerra in Iraq è stata facilitata dalle ambiguità delle satrapie europee (idem per la crisi iraniana). La UE (e la Francia più segnatamente) spezzò il fronte delle sanzioni, e prese a commerciare petrolio con Saddam. Stesso scenario di oggi, con Ahmadinejad. L'Occidente si spaccò in due, con una parte che applicava le sanzioni e la dottrina del bastone e della carota, mentre l'altra, a furia di proporre solo carote ai despoti, li illuse di essere potenti e protetti, e spinse gli USA a utilizzare solo il bastone.

Possiamo sperare in Sarkozy. Se il prossimo presidente francese spezzerà la infausta politica estera francese e restituirà all'Occidente saldezza, decisione, compattezza, la pace nel mondo avrà una chance, e l'Europa potrà tornare a occuparsi principalmente di accrescere la ricchezza dei suoi abitanti, smettendo di praticare l'unilateralismo all'esterno e smantellando l'apparato di codici e nomenklature, all'interno.

De profundis: Oggi né Il Corriere della Sera né Repubblica avevano in prima pagina un solo articolo o un occhiello sui 50 anni d'Europa unita...
Ieri sera lo speciale di Porta a Porta con Barroso e il presidente dell'Europarlamento - oltre a Frattini e D'Alema- ha prodotto un'ondata di narcolessia.

Paolo di Lautreamont

Le Guerre Civili

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